Cosa sapere sulla Mongolia: 10 fatti incredibili

2 settembre 2019

Dal té salato con il latte alla caccia con le aquile ancora praticata dai nomadi della steppa: tutto quello che non hai mai osato chiedere su questo paese incredibile.

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Cacciatori nomadi con le loro aquile in Mongolia

Il fascino della Mongolia è indiscutibile: una terra sterminata e pochissimo abitata, dove le tradizioni ancestrali non hanno ancora davvero ceduto il passo alla modernità. Durante un viaggio in Mongolia è bello immergersi nelle usanze locali, condividere un pasto con la gente del posto, dormire in un ger tradizionale e riscoprire il contatto con la natura, che qui, soprattutto d'inverno, non fa sconti a nessuno.

Per chi si prepara ad un viaggio in Mongolia, ecco che cosa occorre sapere per non farsi cogliere impreparati.

1. La Mongolia è tra i paesi più scarsamente popolati al mondo

La Mongolia è un paese davvero sterminato, grande circa tre volte la Francia e cinque volte l'Italia, eppure è uno dei più scarsamente popolati al mondo. Si contano infatti meno di due persone per chilometro quadrato, di cui la maggior parte residenti nelle città. Il resto è natura selvaggia, intervallata da qualche sporadico ger tradizionale.

La popolazione totale è di circa tre milioni di persone. Il 75% della popolazione parla la lingua ufficiale, il mongolo Khahla, mentre il resto parla dialetti mongoli. Ci sono anche diverse minoranze etniche che parlano lingue di origine turca, tra cui considerevole peso ha la minoranza kazaka. Si conta infine che circa quattro milioni di mongoli abitino al di fuori della Mongolia.

2. Nonostante tutto, i mongoli preferisco i Ger alle case

Buona parte della popolazione mongola vive in ger, le tende tradizionali, nonostante la diffusione dell'urbanizzazione. Tradizionalmente lo stile di vita della gente del posto è nomade e a stretto contatto con la natura e con gli animali, per questo, i mongoli continuano a vivere in queste sistemazioni in feltro sempre con l'ingresso verso sud.

I ger si trovano nei parchi naturali, nel deserto, vicino al grande lago Hovsgol, ma anche nelle periferie della capitale, e vengono spostate circa quattro volte all'anno, seguendo il ciclo delle stagioni. Molti viaggiatori occidentali che si recano in Mongolia vogliono provare, a ragione, a trascorrere una o più notti nei ger insieme alle famiglie del posto (sempre con l'intermediazione di guide locali, perché gli abitanti della steppa non parlano certo l'inglese).

All'interno dei ger, che sono molto ampi, si trovano mobili in legno fatti a mano e decorati, letti e una stufa al centro, che serve prevalentemente nei mesi freddi.

Qui si assiste alla vita quotidiana dei nomadi, condividendo con loro i pasti (essenzialmente a base di noodles ripieni di carne, verdure e riso bollito accompagnato da tè). Ovviamente nei ger non ci sono sempre prese corrente elettrica né bagni (che si trovano all'esterno, anche all'aria aperta). La corrente elettrica è presente solo sporadicamente, quindi se occorre ricaricare tutti i giorni dispositivi elettronici o cellulari è meglio portare batterie di scorta.

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Case tradizionali o ger in Mongolia
Ger tradizionali nella steppa mongola.

3. C'è un forte legame con il Tibet

In Mongolia il Buddismo tibetano è piuttosto diffuso e questo ha fatto sì che il legame tra popolo mongolo e Tibet sia piuttosto forte, tanto che i mongoli partono in pellegrinaggio a Lhasa (Tibet) almeno una volta nella vita. Se siete attenti, noterete che molti monasteri e templi hanno nomi tibetani. Una piccola minoranza musulmana sunnita resiste nelle zone occidentali, composta perlopiù da persone di etnia kazaka.

4. Il contorsionismo è una forma d'arte

La musica tradizionale mongola è molto articolata e suggestiva e prevede l'uso di molti strumenti diversi. In particolare, è interessante il cantokhoomi, in cui voci maschili si producono in un particolare tipo di canto gutturale. La musica è sempre accompagnata da danze tradizionali, in cui è previsto anche il contorsionismo, una pratica artistica che ha radici profonde nella tradizione mongola.

5. I mongoli vanno matti per il tè

I mongoli bevono tè in grandi quantità, nello specifico ilsuutei tsai, tè salato con latte. Inoltre, i pastori producono il Kumis, bevanda tipica dell'Asia centrale, prodotta da latte di giumenta con una piccola aggiunta di alcol.

6. In Mongolia splende quasi sempre il sole

Il clima è freddissimo, è vero, ma la buona notizia è che splende quasi sempre il sole, il cielo è azzurro e piove pochissimo e solo in estate. La Mongolia vanta infatti ben 250 giorni di sole all'anno, con escursione termica tra estate e inverno anche di 80 gradi: se in estate in certi anni nel deserto si arriva a picchi di 40 gradi, nelle notti di inverno si arriva a -40.

7. Nadaam: il festival nazionale da non perdere

L'evento più sentito in Mongolia è il festival del Nadaam, che coinvolge i tre sport più praticati: il wrestling, il tiro con l'arco e la corsa con i cavalli. Si svolge nel mese di luglio presso lo Stadio centrale di Ulaan Bataar. Una tradizione che si ripete da secoli: un tempo, questa competizione veniva vissuta dai partecipanti (nomadi o guerrieri) come prova di forza o coraggio. Per uno straniero è un attrazione da non perdere, ma se si pianifica di viaggiare in Mongolia in questo periodo, occorre assicurarsi di prenotare con largo anticipo in quanto si rischia di non trovare sistemazioni.

8. I mesi del calendario hanno nomi di animali

I mongoli festeggiano il nuovo anno in base al calendario lunare e ciascuno dei 12 mesi del calendario è indicato con il nome di un animale: ratto, bue, tigre, coniglio, drago, serpente, cavallo, pecora, scimmia, gallo, cane e maiale. L'anno nuovo è una celebrazione molto amata dalla popolazione, in quanto segna l'arrivo della primavera.

9. C'è un festival per celebrare la caccia tradizionale con le aquile

Dopo il Nadaam Festival, un'altra manifestazione di cui forse avrete sentito parlare è l'Eagle Hunting Festival, un festival che celebra la tradizionale caccia con le aquile che avviene da secoli a cavallo. Questa manifestazione ha luogo tra la fine di settembre e l'inizio di ottobre nei monti Altai presso le comunità kazake, famosa per la pratica dell'eagle hunting. Questo tipo di caccia avviene a cavallo, facendo alzare in volo un'aquila addestrata che riporterà un coniglio o persino una volpe o un gatto selvatico. È interessante anche organizzare un viaggio in Mongolia per assistere a questo spettacolo unico.

Altri festival importanti sono il festival del ghiaccio e il festival degli Yak. Il festival del ghiaccio si svolge presso il lago Hovsgol nel nord della Mongolia, quando in inverno la superficie del lago ghiaccia permettendo anche il transito di veicoli. Il festival prevede una serie di attività sportive sulla superficie del lago, dal pattinaggio al sumo fino alle gare in slitte trainate da cavalli.

Il festival dello yak si svolge il 23 luglio di ogni anno nelle zone di montagna e prevede corse di yak, gare di polo con yak, concorsi di bellezza e possibilità di degustare prodotti caseari tipici.

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Un cacciatore nomade a cavallo, con aquila da caccia in Mongolia
Un cacciatore di etnia kazaka con la sua aquila in Mongolia.

10. Gli Tsataan: gli uomini renna

C'è una minoranza etnica che abita la Mongolia (ma anche la Lapponia e la Siberia), che vive in condizioni ancora più spartane dei nomadi della steppa che abitano nei ger, al confine con la Siberia. In Lapponia vengono chiamati Sami, in Mongolia sono gli Tsaatan, letteralmente uomini renna, oggi ridotti a circa 250 individui. Spesso perseguitati in passato dai mongoli, che non li considerano nemmeno oggi concittadini, questi uomini e donne vivono nel clima estremo e spesso ghiacciato della taiga, senza elettricità né alcun tipo di comfort occidentale.

Gli Tsaatan sono di antica origine turca e sopravvivono esclusivamente grazie all'allevamento delle renne di cui utilizzano tutto. Il latte e la carne di renna sono infatti il loro unico nutrimento, la pelle delle renne serve a realizzare calzature e capi di abbigliamento e tende, mentre le corna possono essere usate come unità di misura per gli scambi commerciali. La renna è per loro un animale sacro e non viene mai ucciso. Per sopravvivere sono costretti a spostarsi anche undici volte all'anno. Nelle comunità Tsataan esiste ancora la figura dello sciamano, che ha la funzione di dirimere questioni pubbliche e amministrare il rapporto con il sacro.

Lo sciamano è considerato in grado di evocare gli spiriti ed ha anche la funzione di guaritore nella comunità.

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